Dynamo!, 07-08/1996

Qui in Italia un'intervista ad un gruppo come il nostro è un obiettivo quasi impossibile...". Così Angelo Bergamini inizia il nostro primo contato per trovare una di quelle realtà italiane nascoste e invidiate all'estero, che lavora meglio fuore, che rimangono "piccoli italiani" per scelta, a causa di una inspiegabile "poca attenzione".

D. Sono passati parecchi anni dal vostro esordio discografico. Cos'è cambiato musicalmente nel progetto Kirlian Camera?
A. Probabilmente oggi i Kirlian si intrattengono in climi "più freddi". C'è meno romanticismo istintivo, quel romanticismo forse un po' naif che c'era nei primi dischi. Comunque credo che non c'è una grossa differenza di contenuto... solo a volte la musica è più minimale di tempo fa. Questo non significa che talvolta non proviamo incursioni più calde. Sicuramente c'è meno enfasi nella voce femminile, che adesso indugia meno negli errori teatrali e nelle dichiarazioni tipicamente wave degli '80. Oggi sia musicalmente che umanamente siamo meno incantati.

D. Comunque credo che alcuni riferimenti al gothic, decadente, all'avanguardia elettronica tedesca dei '70 sono chiari. Sei d'accordo?
A. E' vero: raggruppiamo molte tendenze sotto uno stile che, piaccia o meno, sembra essere piuttosto personale, almeno spero... sostanzialmente spaziano in molte direzioni, un po' come facevano più particolari gruppi progressive dei '70 come Van Der Graaf Generator. Comunque è chiaro che non suoniamo come i Gentle Giant o i Soft Machine. Non è la mia direzione. Credo che i Kirlian sia un gruppo in continua mutazione musicale... In ogni caso il nostro background rimane una visione romantica molto forte della vita. Romanticismo d'assalto, quasi punk: so che sembrerà uno strano approccio, ma è vero.

D. Ma credi che esistano esperienze musicali vicine a quelle dei Kirlian?
A. Senza dubbio ci sono artisti che possono influenzare i lavori di altri. E' sempre accaduto. Ad esempio non potrei mai escludere Gyorgy L. dalla lista di chi ha trasformato il mio modo di comporre. Parecchie volte, riesco persino a "copiare" quel compositore. Poi posso dire Alban Berg, Kraftwerk, Pink Floyd, anche se, e questa volta voglio proprio dirlo anche se posso essere frainteso, molti musicisti che amo facevano esattamente le stesse esperienze nel momento in cui le facevo io. così non credo di parlare di influenze: piuttosto affinità. Quando usciva il disco di un certo autore, molte volte rimanevo affascinato. Ma "lui" semplicemente riusciva a far uscire un prodotto nel momento in cui non ero particolarmente amato da nessuna etichetta discografica. Così, non rare volte, ho dovuto rilavorare su alcuni pezzi per evitare che fossero identici ad altri non miei. Comunque non penso che siano occorse influenze basilari lungo il mio percorso.

D. Se dovessi chiedere di riassumere il messaggio dei Kirlian...
A. La Morte è il messaggio dei Kirlian. Una morte suprema, inevitabile. Il riscatto degli sbagli subiti dei più deboli e più amabili. La morte è dalla nostra parte, perché la amiamo e molti altri no. La disperazione e l'angoscia sono altri due ospiti... il senso del collasso... la mente perduta... la tortura... questo tormento interiore... un monumento alla morte.

D. Hai avuto l'occasione di lavorare con molti artisti di paesi stranieri. Questo come ha influenzato la tua esperienza di musicista? Hai un aneddoto particolare da raccontare?
A. Sì, ho collaborato con alcune persone, e con altri sto attualmente lavorando. Ho un buon ricordo di John Fryer dei This Mortal Coil, con quale ho prodotto suonato parte di "Eclipse 1". Sono assolutamente felice dello sviluppo delle collaborazioni con Dive e i tedeschi Wumpscut. Ma più di chiunque altro ho amoto due persone, con le quali ho solamente parlato di progetti che sono rimasti irrealizzati: Nico e Conny Plank. Quando penso a loro sento un brivido. Con Nico ci incontrammo in un club qui in Italia durante un tour, e decidemmo di vederci nuovamente in Francia per una collaborazione possibile riguardo Kirlian. Con Conny ero al Grand Hotel di Roma, quando lui era in tour con gli Eurythmics: è stato splendido. Avevamo lo stesso modo di lavorare, davvero particolare: entrambi amavamo produrre con una televisione che proiettava un video riguardante il tema delle composizioni affrontate. Era davvero interessato a produrre il nostro materiale, giusto per dire che potevamo contare su di lui anche economicamente. Ma sfortunatamente la Virgin, la nostra etichetta passata, non era d'accordo, e così per un momento era cambiato il nome del gruppo, che divenne Ordo Ecclesiae Mortis. Andai vicino Colonia con un amico, negli studi di Conny. Ma lo trovammo a letto, senza forze: stava morendo. John Fryer prese poi il suo posto dietro nostra precisa richiesta. Ma Conny mi manca molto...

D. Parliamo di altro: ma l'elettronica attuale è davvero "facile da fare"?
A. E' vero, molta dell'elettronica attuale è molto facile da concepire e realizzare, ma io non sono così contrario. Trovo solo molti gruppi uguali e senza cervello. Non mi piacciono molto le registrazioni casalinghe: i Kirlian e i T.A.C. di Simone Balestrazzi registrano sempre in studi esterni, anche con enormi sforzi economici. Credo in buoni ingegneri del suono, assolutamente, ma devo ammettere che il computer sta aiutando molta gente ad uscire. Da parte mia posso dire di odiarlo ed evitardo quando possibile, che è quasi sempre.

D. Credo sia tutto: ti lascio l'ultima parola...
A. Voglio dire che sono stanco, che non ce la faccio più, che sto morendo, che due psichiatri mi stanno seguendo, ma i risultati ritardano, come ogni bella cosa che puoi solo sognare. Le notti sono orribili, senza sonno. Sono stanco...

  • Autore Sconosciuto

  • Italian adaptation: Adalberto Orrigo (the original article has been lost)