Dusk Memories #2, 01/1993

KIRLIAN CAMERA
PRECISAZIONI SUL NERO

Ho avuto la fortuna di conoscere, pur attraverso il freddo cavo telefonico, Angelo Bergamini dei Kirlian Camera. Una lunga chiaccherata e le parole, a tentare di rendere viva anche a voi la grande anima di Angelo, in attesa di parlare sul prossimo numero del loro nuovo mini CD, Schmerz.

Puoi tracciare rapidamente la storia del progetto Kirlian Camera?
Ci siamo formati nel 1980 e fino ad oggi abbiamo fatto uscire 3 album e alcuni mini LP, cambiando di continuo etichetta, fino ad arrivare all'attuale situazione, in cui abbiamo trovato una stabilità con la nostra etichetta, Heaven's Gate. Tracciare tutte le nostre formazioni potrebbe annoiare il lettore, perciò te le risparmio...

Ti volevo appunto chiedere di questi cambiamenti nelle line-up, dalle origini ad oggi...
Adesso ci siamo stabilizzati, mi auguro. Oltre al sottoscritto, ci sono Emilia Lo Jacono, Simone Balestrazzi dei T.A.C., che cura le percussioni e i rumori vai e Paolo Sartori alla viola.

Da dove nasce la tua voglia di far musica e quale scopo si prefigge?
Faccio musica per poter sopravvivere, non riuscirei proprio a farne a meno. Non sarei capace di non suonare, non facendo altro aldilà di questo.

Quali sono le tue fonti ispiratrici, le tue muse?
Le mie influenze sono le più disparate, dai Kraftwerk ai Pink Floyd, ad esempio. Ascolto anche molto volentieri Death in June, Current 93 e un certo post punk in stile Joy Division. E adesso anche molto house...

House...!?
Beh, posso trovare piacevole l'intelligenza dei Pet Shop Boys ma, non ti spaventare più di tanto, ascolto anche tanta musica della fine dell'800, primi '900, come Mahler.

Nell'identificazione dei Kirlian Camera c'è stato anche qualche problema di natura politica. Come te lo spieghi?
E anche molto grosso. A tal proposito voglio dire che non c'è mai stato nessuno di destra, spero che questa storia finisca una volta per sempre. Personalmente sono affascinato dalla cultura del centro Europa e magari qualche testo si può rifare a scrittori che hanno collaborato con i fascisti, però, a mio avviso, questo non vuol dire assolutamente nulla se ti interessa, ho votato lista Pannella...

Però è innegabile che certe voci non hanno giovato a voi, come ad altri gruppi dall'immagine di destra, Death in June in primis.
Per me Douglas Pierce dei Death in June, con il quale ho un saltuario rapporto epistolare, è una persona splendida e tutt'altro che un nazista. Certo è che se qualsiasi persona si vuole interessare alla letteratura che affonda le proprie radici nell'Europa, deve scontrarsi anche con certe tematiche e può, alla fine, amarne la visione estetica sublimata.

Angelo, sei soddistatto di Todesengel?
E' stata una vera e propria fatica. Pensa che abbiamo cominciato a registrarlo nel 1989 e poi, tra una modifica e l'altra, è uscito solo qualche tempo fa. In realtà avevo anche problemi a farlo stampare finché non è arrivata Emilia che lo ha prodotto. Sono, comunque, soddisfatto anche perché è andato e sta andando decisamente bene anche all'estero, specie negli USA e in Germania dove, pare, abbiamo un pubblico abbastanza fedele. Penso che prima o poi lo ristamperemo...

Perché le due covers presenti nell'album sono di due gruppi così diversi quali Ultravox e Queen?
Vienna è per me una città importante, l'ho visitata molte volte e sempre con gli Ultravox, e appunto la loro Vienna, come colonna sonora. Una canzone che esprime tutto il dolore e la bellezza della città austriaca. Un brano che ho comunque stravolto, una specie di eco personale, mentre la cover dei Queen nasce dal fatto che mi piaceva molto il gioco delle percussioni in quella canzone.

Questo lavoro è dedicato a un qualcuno e nella dedica parli anche di Cliniche Psichiatriche...
Il lavoro è dedicato ad una persona che è morta, di cui non voglio svelare l'identità, che mi era molto vicina. Posso dirti che ho frequentato per anni queste cliniche ed ho visto delle situazioni sconvolgenti che continuo a portare in me. Sono cose terribili, ho visto morire delle persone tra enormi sofferenze.

La cupezza che traspare nei tuoi dischi, è propria, è nel tuo animo?
No, assolutamente, il mio è un romanticismo che anela ad una luce e ad una gioia veramente smisurata.
Questo album per me è una sublimazione del dolore, come quasi tutte le altre cose che ho fatto.

Tornando pee un attimo ai Death in June: puoi farci un po' di luce su Douglas Pierce?
No, non posso, si arrabbierebbe! Posso solo dire che è una persona gentilissima e disponibile che vive sinceramente per la propria arte.

Hai qualcosa da dire ai lettori?
Vogliatevi bene! (ironia? N.D.R.)

  • Fabio De Santi